Bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna volerne trattenere alcuno.  
Hermann Hesse
DiarioPoesie
Matteo ed io bambini

Sono Bambina

La vita è una cosa meravigliosa Pensando ad un giorno che passa veloce davanti agli occhi della gente o un sorriso di bimbo che con i riccioli biondi viene a prenderti la mano tirandoti nel suo mondo. La vita è un dono da non sprecare da usare per far nascere vita così fino al passo che ti attira, difficile, porta della felicità. Al di là di un fiume qualcuno pensa di non farcela, ma  compiuto il passo è vita eterna. 
 31 Ottobre 1983
i fantastici 5

Neve

Neve lieve e candida immancabilmente avvolge tutto con il suo manto bianco. Fa divertire i bimbi spingendoli a far capriole e lei sempre ridente e luminosa cercherà di resistere per farci felici. Ma tutto ha una fine e ritraendosi lentamente si ricopre con una veste fiorita in attesa per noi di nuovo.

 2 Novembre 1983

La mamma

Il bisogno di sentire di lei tutto l'amore, la sincerità, la lealtà; lei dà tutte queste cose abbracciando il suo piccolo. La mamma tutto quello di cui non si può fare a meno: la gioia di sentirsi con le i e pensare che...la si può ferire. Ma lei sopporta, sopporta per farci felici...sopporta perché è una mamma. La persona più cara che esista.

3 Novembre1983

I magnifici 5 - Champorcher

Il papà

L'amore che ti avvolge

che solo lui può dare,

che ha la forza di lavorare per te.

Un’ala grande

che ti copre di sincerità:

le braccia di un papà,

che ti vuole bene.

5 Novembre 1983

papa' 1973 champorcher

Nel Tempo di Mezzo 

Non inutile

Chi ama, chi cerca, chi spera,

chi vuole, chi impone, chi vive.

Questo si deve essere:

non un parassita qualunque,

ma un fiore superbo che

domina e trascina,

travolge ed incanta.

Per essere se stessi,

per non lasciarsi vivere

ed essere felici, davvero!

30 Aprile 1987

Notti magiche con zio Francesco - Champorcher

Amore

L'amore esiste perché

esistiamo noi:

per il sole,

l'acqua ed il vento.

Se non ci fosse amore

saremmo nel tormento

ed il buio,

solo,

ci verrebbe incontro

di spettri, angosce... morte.

Se non ci fosse amore…

non ci sarebbe niente.

13 Agosto 1987

Erbavoglio

Poter amare come lo sono io...

Poter sognare quando dico io...

Poter vivere come penso io...

Tutto potrei fare,

se lo volessi.

16 Agosto 1987

Verde silenzio

Bosco,

regno di segreti,

custode di vita,

m'incanti

del sogno più bello

di ombre e riposo

ed i raggi

in fasci

giocano tra i rami,

scherzosi,

destinati a finire

nelle ombre del buio

ed i mille fruscii

del vento leggero,

che intona melodie

per il sonno dei pettirossi.

29 Agosto 1987

nonna champorcher 1973

Pagine bianche

Dei miei giorni

allietate le ore,

pronte

aspettate il momento

per consolare, divertire,

commuovere.

Quando sono malata

se non riesco a capire,

dolce rifugio,

risposte alle mie domande infantili.

Pagine bianche statemi intorno

sopportate

ancora

gli sfoghi irruenti,

solo una volta,

ancora,

un'ultima volta!

27 Aprile 1988

torino 85

Un chiodo arrugginito mi

buca il pancino

3 Maggio 1988

A posto del cuore mi sento

gonfia e pesante, vorrei piangere!

Dare un bacio a qualcuno!

31 Maggio 1988

87 casa rosso champorcher

Ho il petto pieno di piombo, non ho

gambe per scappare né braccia per lottare. 

Solo gli occhi che piangono

e le orecchie che ronzano e una

testa che scoppia, incapace di

capire, pensare, immaginare, vivere!

Cosa fare quando il nulla ti annienta?
Delusione, amarezza, vuoto sono in me: li sento andare su e giù per la schiena, scorrere nelle mie vene solo piene di angoscia.


Notte

Lunghe le dita del buio

avvolgono il cittadino grigiore.

Lucciole

brillano in gocce di stelle.

Serena la notte cala dentro me:

un mare,

toni caldi in colori di fiori.

Pace


Malcolm

cristallina scivola una lacrima

sul vellutato petalo

incorniciato da riccioli bruni.

Perché sei così buio, solo... disfatto?

Sento i sospiri dell'animo nelle tue rime,

tristi singhiozzi

sfoghi silenziosi, ricercati.

Dov'è la tua fanciullezza

così... sbiadita

coperta, nascosta?

Esci, spera:

sei un uomo, 

vivi!


Notte blu

Sfuma l'ultima nota,

nell'indaco orizzonte

si perde il blu del jazz.

Fresca, profumata

l'aria

mi bacia i capelli.

Solo malinconia è con me,

invoco la magia

d'un archetto sulle corde.

6 giugno 1988

Sola

Rimango tra gli altri

col buio nel cuore.

Il sole mi gela l'animo

dentro

il ghiaccio mi devasta.

Infinite schegge trafiggono

l'io nascosto sotto i mille sorrisi 

distribuiti per non far soffrire

ancora.

24 Giugno 1988

E' una magia il sogno recondito dell'animo.

Colpisce lo spirito ignaro,
rinchiuso in un insulso involucro
bello,
ma destinato a finire.

Cos'è questa follia?

L'amore che fa batterei cuori

gai, infelici, gonfi, disfatti.

Chi è questa malattia?

Un timido raggio di sole che spicca

lucente,

tra le nubi e fa soffrire...

mi fa soffrire

10 Luglio 1988

oddio gli anni 80 atorino

Amore, ti conosco?

Il muschio di un albero,

libri in soffitta,

petali secchi

il sole che spunta

dentro un cielo profumato:

questo sei,

non la scialba immagine 

di un volto poco conosciuto.

Non vivi bene così, vivi per sensazioni: quando le hai finite? sei morto?

14 Ottobre 1988

L'immagine tangibile  

d'un sogno dell'animo.

Squarcio di vita

in un brivido universo.

19 Ottobre 1988

La mia immagine è infranta

nello specchio della vita,

oppressa dalla consapevolezza

di tormenti nascosti,

ma accesi.

Solo in me è la forza per la verità.

20 Ottobre 1988

Calabria 1988

Sento un vuoto intorno a me, tutto crolla. Anzi, peggio: sta su, ma puntellato da stuzzicadenti. Avanzo decisa, ma non sicura sulla lama dell'incertezza. Fili sottili mi sostengono, invisibili, ma pronti e robusti. Solo in me esiste la facoltà di scioglierli, di lasciarmi cadere nel baratro dell'apatia. Non posso: sono viva dentro, d'amore. 

2 Dicembre 1988

Adolescenza

Caldi colori d'autunno

riempiono i meandri melanconici

d'un io distratto,

sciolto per il dolce vento

dal suo legame terreno.

Nuota nel tiepido sole meridiano

vagando tra trecce di sogni,

pronto a cadere

sull'aspro letto d'una realtà

che scorre veloce,

per sempre.   

10 Dicembre 1988

Come capire 

i tormenti nascosti d'un animo in pena, gli sguardi carichi di un cuore saturo,

le accese passioni di occhi stanchi di lacrime,

i piccoli gesti di una mente delusa? 

Questo vi chiedo: l'impossibile.

13 Gennaio 1989

Credere significa accettare un codice morale che spesso esige eroismo, sempre coraggio e lealtà. La crisi della fede trae la sua origine non soltanto dall'ignoranza e dalla superficialità, ma anche dalla pusillanimità, dalla pigrizia e dalla sporcizia dell'animo.

30 Maggio 1989

-Tempo- infinito

Guida e maestra la vita

sgocciola poco a poco

pel filtro d'ogni gente.

Lacrime sparse, solide, infinite

storie d'uomini

realtà vissute.  

23 Settembre 1989

Il tempo presente, quel fuggevole attimo di vita tanto atteso, ma già compiuto, inafferrabile nella sua  fugacità, è paragonabile alla sottilissima differenza che esiste nell’intervallo tra un Sol # e un La. Solo la mente e la razionalità umana possono cogliere la pienezza dell’istante che passa e catturarlo, renderlo per un momento interezza vivente. Tuttavia il tempo presente, se pure così immediato e impalpabile, è  un dato fondamentale dell’esistenza: è la testimonianza di ciò che fu  e la cagione di ciò che deve essere. Sebbene consapevoli del valore di ogni attimo, non siamo talvolta capaci di servircene fino in fondo, non aiutando la nostra crescita, ma sprecando l’unica cosa che invero possediamo: il tempo che abbiamo da vivere. Mentre stiamo studiando la storia del nostro passato, determiniamo la storia del nostro futuro, non solo con scelte, ma anche con rinunce. Questo perché ognuno di noi è come una piccola goccia d’acqua, colata nel corso di infinite altre gocce che, come un fiume, scivolano via compatte unite fra loro, ognuna principio fine, ognuna parentesi intangibile, ma reale come una lacrima nella pioggia.
27 Settembre 1989

Genova 1989

Diciott'anni

Sentiti bruciare con un ferro rovente nello stomaco: una mole di vita arsa in un attimo, trafitta da quel raggio di sole capace di donare la luce ad infinite menti e renderle parte viventi della caduca verità terrena. Oddio, fosse questa la “verità!” Ma no, è solo parte di una conoscenza minima eppure così tanto difficile da raggiungere… Il suo prezzo è la consapevolezza del poco, inafferrabile tempo che ognuno ha a disposizione per riscattarsi, per servire, per vivere ed essere uomo. Diciotto anni di amore, odio, gioia, dolori sempre avvolti in un frenetico vortice che spinge, sfonda, tira, strappa… di corsa, di corsa: in gara con quell’attimo che ti sguscia fra le dita e poi un altro ed un altro, così, così… Senza un momento per prendere fiato, per chiedersi perché… Con la paura che ogni attimo di riflessione sia solo il tentativo di sottrarsi alla realtà violenta e travolgente dei secondi che scappano, scivolano via, laciano impotente a gridare invano: “BASTA, BASTA!”.

Diciott’anni che potrebbero essere dieci, trenta, settanta…

Diciott ‘anni che per fortuna sono solo diciotto e saranno solo trenta, solo settanta, solo…

2 Dicembre 1989 

Sogni

ma perché possiamo

sognare se non è

poi possibile far sì 

che le speranza da

noi concepite divengano

realtà anche con

fatica e sacrifici?

18 Gennaio 1990

Prosciugata? Mi sono inaridita? Non più versi sulla carta, ma solo presuntuose banalità. Eppure freme l’animo mio, tentando di evadere ed esplode il mio pensiero in sporadici flash di passione. 

È questo il prezzo per essere imposta la mia volontà? Per cercare di costringermi in un ordine forzato? Oppure ho semplicemente esaurito quel pozzo tanto scarso che ho dentro?

18 Maggio 1990

Embrioni 

maschere vuote 

un labirinto d’ombre vane.

Sola vago 

alla ricerca di un alito di vita 

e m’illudo

sempre

in questa corsa infinita.

20 Ottobre 1990

In certi momenti vorrei 

che bastasse spegnere una luce. 

Ma è impossibile perché me ce n’è una che non si spegne 

…per fortuna.


Infinito… indefinito 

tanto vent’anni nel tempo cosa sono?

9 Gennaio 1992

Probabilmente è perché questa notte ho dormito poco, forse il mio cuore possiede troppo e troppo violentemente il mio cervello che sospira  dietro le note di Bruce Springsteen o sarà che sto viaggiando in una lunga lamiera delimitata solo dal bianco che le scorre vicino, ma  ho davanti un susseguirsi di immagini tutte diverse e con colori incredibili. Ogni tanto sento lo stomaco che si stringe ed il cuore che sospende per un attimo, ingoiando subito dopo un grosso sorso di vita. Non ritengo il vestito passato, non è mai del tutto passato finché non decido di chiudere e dire che è passato. Forse dato gli scritti per avere dei riferimenti , ma cosa era ieri se non solo un altro domani da rivivere sempre? 


Ma cosa era ieri se non solo un altro domani da rivivere sempre ? Mi piacerebbe stare due giorni in un vecchio convento per sentire il silenzio. 

11 gennaio 1992  

Perché ho sempre questo bisogno di sfogare ciò che ho dentro? Agendo così sono molto vulnerabile, ma non posso farne a meno; spero di imparare a trattenermi… Ma forse non sarei più me stessa o devo solo imparare ad andare più lenta, perché tanto tempo non si può raggiungere. È vero, ma lo si può anticipare. Devo crescere ancora, ma riuscirò ad arrivare prima. Non per ambizione, ma è la maturazione di queste enorme spinte che sento dentro. Deve essere così anche l’amore, in me. 

1° Febbraio 1992  

Certe volte penso di essere completamente pazza, ma se ciò che vedo e sento e frutto di questa pazzia non voglio guarire mai.

2 Aprile 1992 

Sting canta ed apre porte infinite alla mia mente che nuota fra vortici ed aliti di indaco vento, mentre sono a pochi passi da Gerusalemme con i miei occhi nei tuoi ed il cuore sul mio anche se ti posso vedere solo se tengo chiuse le palpebre. E’ tanto triste e dolce quello che provo mentre sento con la mente il tuo profumo che mi toglie il fiato e la tua voce che fa morire la mia in un singhiozzo che non ha limite, fino a quando non saremo di nuovo vicini. Assaporo queste lettere sulla lingua, tra le labbra, ma è un illusione, solo un dolce sogno. Lo voglio! 

14 maggio 1992  

Mi angoscerebbe sapere di non aver vissuto 

anche solo per degli attimi

30 giugno 1992  

C’è in me un rumore fortissimo, il bisogno di far uscire la potenza che ho dentro in modo organico, utile. Ho fame d’amore, di vita. Ho “cani nella testa” da cui mi libero solo con la forza che è tanta e furiosa… e con Dio.

 11 Agosto 1992 

C’è un silenzio in tutto quello che mi circonda: solo la pioggia e la voce ricca di Jim Morrison mi percorre libera come una corrente sottile di forza. Sto piangendo, ma è come la pioggia o un sorriso. E’ bellissimo lasciar correre lo sguardo, perdersi nell’infinito. E’ come essere una foglia di quell’albero scossa dal vento: ci si ubriaca di felicità e di spazio. Ora di spazio. Durerà per sempre perché ho tutto l’amore del mondo chiuso in me. Il mondo un giorno riuscirò a  provare ciò  mi riempie, respirerà Dio e l’infinito e conoscerà chi è stato e sarà perché il tempo non esisterà più. 

10 settembre 1992 

E’ dolce ritrovare anche così lontano dal proprio intimo passato qualcosa che lo può far sentire tanto vivo, da qualcuno che non sa nulla. 

19 Settembre1992

Forse la felicità è l’intuizione che abbiamo di Dio. 

16 Novembre 1992

Vorrei essere il vento per passare attraverso la tua maglietta, per potermi confondere col tuo profumo, per inebriarti d'infinito... potrei, potessi...

23 Giugno 1993

Nuota nell'infinita densa collosa scura angoscia la solitudine.

15 Luglio 1993

Quattro anni dispersi nella polvere più sottile e da me non è venuto nulla che possa rimanere.

 Mai, mai più! Lo prometto 1996

In Cerca

“ Che bello! C’è un altro ponte e questo è altissimo, vado ancora su’!”

La bambina è felice: ha un sorriso birichino e dolce sulle labbra umide che sembra non voler ridere anche nei momenti più pensierosi . Ha le guance rosse per l’eccitazione: Venezia è davvero come la vuole lei. Un labirinto misterioso da scoprire, ma grande ed è libera di vedere e sentire tutto. Le piace il velo un po’ grigio che intorno; forse è magico: si sente protetta e non riconosce in questo la tristezza impastata di malinconica angoscia che si respira nei castelli e nei musei. Più i momenti passano, più la piccola si crogiola nell’assorbire tutto.

Ha appena svoltato in un vicoletto buio per salire sul ponte e per qualche attimo non costeggia il canale dove ci sono le gondole così belle, le preferisce quando sono vuote e dondolano pigre su quell’olio sicuro, dove ogni tanto si specchia un raggio di sole che sembra mercurio quando esce dal termometro per la febbre quando si rompe .  

Comincia a salire i gradini, arriva in cima al ponte e si aggrappa al parapetto di cemento per guardare giù, ma è difficile e fa anche un po’ male sotto le braccia. Quando però ci riesce, non se ne accorge più e rimane lì appesa a guardare tutte le cose che scivolano sull’acqua e spariscono sotto il ponte; e poi guardo ancora avanti tutti i ponti più piccoli e lontani, lontani. Si lascia andare e con un saltino tocca di nuovo per terra. Ricomincia a camminare e scende piano dall’altra parte, davanti alle case dritte con tutti i colori tenui. E’ di nuovo sulla strada e girando a sinistra costeggia il canale . Distrattamente guarda giù. Non c’è più nessun rumore, come quando tira il fiato e trattieni il respiro. E’ ferma adesso guarda l’acqua strana, aspetta e non so più se il tempo continua a passare.

Poco a poco emerge qualche cosa di verde scuro, piano: è una testa con due occhi lucidi che la fissano. Lei vuole andare via, ma non sa cos’è e aspetta, aspetta. È una sirena, uomo, l’acqua di scivola dal corpo lenta come un lenzuolo. Ha un coltellaccio e senza muovere la bocca in un ghigno dice: “ Ucci, ucci sento odor di Cristianucci!”.  

È un segnale per la bambina che comincia a correre.

“Ma come fa a corrermi dietro con la coda da pesce?” 

Non lo sa e  corre, piccola si nasconde in mezzo alle persone. Tante adesso e sente dietro  il respiro brutto che ripete quella frase e gira tutte le altre bambine per vedere se è lei: “Ucci, ucci sento odor… sento odor… sento odor...”.  

C’è una macelleria e lei corre dentro. C’è puzza di sangue, non le piace, ma apre una porta spesa e pesantissima, di ferro. Ecco ci sono tanti pezzi di carne rossa appesi che vanno fino per terra. Il posto è buio e freddo, ma lei si rannicchia per terra dietro tante cose umide e fredde; se le metti tutte davanti, ha quella puzza nella gola che non la fa pensare a niente.

La porta si riapre e la luce comincia a filtrare tra i pezzi di carne spostati e lei presente le parole. E’ lì cattivo con il coltello lungo davanti: “Ucci, ucci sento odor di cristianucci!”.  La bambina sente il suo cuore che non batte mai così forte come vuole lei  e si sveglia. E’ buio nella stanza, lo stesso buio con la luce che filtra dalla finestra e deve aspettare tutto il giorno per vivere di nuovo a vedere se questa volta finalmente finisce.

Gennaio 1997 

Sdrucciolevole attrito attrito della lunga sottile lama piatta che entra morbida e liscia nella carne fino all’osso bianco, poi striscia fuori piano e tira, tira la pelle attorno al taglio dritto, invisibile, ancora incollato a quel ferro che tira, tira  e scivola sull’osso in uno scricchiolio nitido e dolce, nauseante.

10 Marzo 1997

Torino1997

Stretta, prigioniera con la voglia di girare per una città che amo, ma con l’angoscia dei miei dolori ancora così vivi. Così sono di nuovo qui. Ma non importa: tanto i sentimenti ed il pensiero non si fermano; sono solo un po’ più incastrati dalle parole, così relative(!).  So di aver sbagliato tutto di essermi sporcata, buttata via, abusata, forse vecchia per tutto, disperata. Mi sento adesso con molto dolore che forse domino ed è quasi dolce. Vergine, sono una fanciulla pura che non conosce in una donna che sa, conscia dell’amore che così bello da dare. Che sta già cambiando il mondo perché è così piccola che niente la può fermare Ho l’infinito dentro, lo respiro ogni secondo. Mi brucia il cuore, ancora così forte ed ho bisogno del abbraccio qualsiasi di un’anima sincera!

E tutta la settimana che corro senza fermarmi su una lama sottilissima emi metto ogni secondo più in pericolo ed ho dovuto davvero toccare il fondo: ora la mia coscienza mi puoi finalmente sgridare e ricominciare a costruire.

Sono salita con tutti e due i piedi sul primo scalino della ristrutturazione di quella stupenda donna che ho sempre intuito di essere. È un peccato solo che sia così basso! Perché non aspetto mai nulla degli altri e so attendere all’infinito, perdonare, gioire e quando guardo me ho sempre così fretta di essere perfetta? E’ presunzione e disperazione che fanno buchi di acido muriatico nello stomaco. 

Genova, Maggio 1997 

Giovane uomo saggio,

ti amo perché hai gli occhi

più dolci e sinceri che conosca nel 

volto più luminoso del mondo, perché

sei un bimbo che ha la volontà di 

un uomo, perché sento la tua

voce che mi accarezza il cuore fino 

a farmi luccicare le ciglia di lacrime. 

Ti amo perché ti conosco così bene 

e devo ancora scoprire tutto;

perché sei tu e non so chi sei, ancora.

Londra, Agosto 1997

uomini, donne, ragazzi, 

stupidi, porci, sognatori 

16 Ottobre 1997 

Non lo conosco, ma emana

un'oceanica, infinita serenità

pace 

è quasi un’isola dove il mio essere, orfano,

più profondo e così torturato, può stendersi,

senza tempo e volare leggero,

sogni.

 28 Ottobre 1997

G_006

S’incontrano 

due sfere perfette d’acqua innocente

s’incontrano spinte da strani venti diversi

correnti sconosciute, slegate.

Scivolano 

e chiare si allungano lucide, tirate

lente, si staccano per rincorrersi subito 

e subito, quasi per caso, unirsi ancora.

Forte: senza distinzione. 

8 Novembre 1997

Respiri, soffi di dolore, colpe?

Riflesso negli occhi scuri, profondi dell’anima grave e così candida.


Vedo, vedo senza voler guardare e 

sento nel cuore con l’aiuto che vuoi chiedermi, ma non puoi. Ancora 

non sei libero di raccontarti l’amore 

per me e ti nascondi nel sicuro reale rifugio della paura di 

farmi soffrire. E sorrido dentro 

in quell’universo di perfetta serenità.

 10 Novembre 1997 

profumo d’oro 

caldo miele lucido


Why nobody can't more

turn off the light

in my soul?


tempo di attimi così lunghi 

nell’attesa

12 novembre 1997

In un abbraccio d’estasi 

sognavo di ballare stretta da

te tra nuvole e stelle

percorsi da quel fremito

pieno e senza fine. 


Sei lontano, ma 

stai chiamando me

per nome.

15 Novembre 1997

Sono attorniata da persone di tutti i tipi,

quasi mi gira la testa, bombardata da

frasi, affetti scomparse.

Sono angosciosamente sola, 

da morire.

29 Novembre 1997

Desolazione

Secche lande aride di terra

piatta, spezzata

continua l’acqua fresca di quest’animo

e profumata

a caderle sopra, gentile

continua, ma scivola via

invisibile, si consuma lì

quanto stupido spreco! 

11 Dicembre 1997

champorcher 1997

È la notte che nevica e sto per cominciare un viaggio, ma mi obbligo nell’attesa di scivolare via, piena di godimento per quel fremito infinito, pulsante. Vuole esplodere nell’orgasmo idilliaco che, grazie a Dio(!), posso così bene intuire, ma aspetto: non è ancora appagante come so che può essere, condiviso nel profondo dell’anima.

Forse voglio così tanto avere un figlio per la golosità che queste intuizioni mi provocano.

Tutto ciò è terribile.

15 Dicembre 1997

Torino 1997

Si affollano negli occhi, nella gola, nelle dita milioni di pensieri che potrei raccontare in infinite pagine, ma  ho paura di qualcosa (di potermi rileggere ?) ed è così facile riuscire a nascondersi nel bisogno di dormire per non invecchiare troppo in fretta.

23 Dicembre 1997

Solo buio caldo  lucido

e così nero.

25 Dicembre 1997

Forse sono un poeta morto.

28 Dicembre 1997

Non posso farne a meno: è la mia anima che pulsa e vive, ma ogni tanto vorrei che questa cosa collosa e densa fosse tolta tutta insieme dalla mia pancia. Da qualcuno fuori da me, senza che io fatichi, solo per farmi riposare un po’, per poco. Però quando mi tornerebbe dentro non saprei più: sarebbe troppo.

La fame che ho dentro è così grande che ora, in questa solitudine, non so più cosa inventarmi per nutrirla.

 3 gennaio 1998 

 È così facile la tentazione di perdersi,

lasciarsi andare, così familiare!


Colori nudi mi girano nel cervello,

spigoli, attriti, schiocchi

e sbattono in queste parti molli

così abituate ed ancora così fameliche.

 20 gennaio 1998

Sono passati molti mesi,

ma la piccola è gente

in quel piccolo mondo

parla ancora di me.


Se mi fermo a pensare, so che sono veramente stanca!

21 gennaio 1998

 Curve di china sottile

arte di un maestro pennello

ricami neri, precisi

si disegnano sulla nivea pelle

in arditi baci delicati.

Sogno brividi d’estasi

deliziata

nel sorprendere un nuovo sfiorarmi

di quell’intima piuma.

22 febbraio 1998

Stava finendo di raccogliere dati su quel femore: finalmente aveva separato e catalogato le parti dei corpi che erano arrivati in un unico contenitore con due nomi. Per fortuna un uomo ed un bambino, abbastanza facile, mancavano solo le date: poteva prendersi una pausa per il per il pranzo.

Distrattamente alzò gli occhi del piano di marmo su cui lavorava guardo fuori nella luce tiepida che filtrava dalla finestra , un po’ di malinconia foschia. Posò l’osso che aveva in mano e si tolse poi guanti così fastidiosi, dopo tanto tempo non si era ancora abituata! Lo sguardo passo sulla cucina a gas.

 “Volete pranzare?”, chiese.

 Aveva messo la testa fuori da una delle due porte, in quel bussolotto buio.  Una voce allegra, dalla luminosa stanza i fronte, le rispose: “Vado a chiederlo alle altre, intanto tieni la cartella: è del corpo arrivato questa mattina, lì sul lettino, a sinistra.

In un volteggio il sorriso fresco sotto gli occhi da cerbiatto era sparito la ragazza se ritrovò di nuovo sola, con il fascicolo in mano. Tornò nella cucina della villetta dove lavoravano, un po’ isolata sulla collina e comincio con curiosità a sfogliare le carte . Trovò anche una vecchia fotografia che ritraeva, quasi a figura intera, una bella ragazza alta con un viso dolce. L’immagine era in bianco e nero, ma se capiva che era bionda, con riccioli ordinati sulle spalle. Nome ebreo, niente data: la solita storia.

Le due ragazze che la aiutavano erano già lì ed armeggiavano con pentole ed acqua: “Dov’è Mad?”, chiese.

 “Arriva”, le risponde una delle due, “dava un’occhiata al corpo sotto il lenzuolo”, spiegò. 

 Non aveva ancora finito di ascoltare la risposta, quando si sentì un grido soffocato, un tonfo sordo e, prima ancora che qualcuno se ne fossi reso conto, l’incubo era cominciato.

Un incubo, non poteva esserci altra spiegazione, un incubo folle vorticava nelle menti sconvolte delle ragazze che si erano voltate in un sobbalzo: lì nel del rettangolo buio si tagliava un corpo bianchissimo, nudo, perfetto, su cui in un viso tirato occhi di un demone pazzo brillavano d’odio puro. I capelli nerissimi, lisci lunghi fino alle spalle si confondevano con lo sfondo e la bocca, le labbra, le dita erano rosse di sangue; urlava, urlava in un miscuglio di lingue dall’accento duro, violento. Si riuscivano a cogliere solo parole sparse: ”Pagate tutto quel dolore… carne bruciata, morte… morte, pagate… morte!”

 L’immagine spaventosa catturava la sua mente con una spirale melmosa, sporca. Un buco nero che divorava vorace ogni tipo di razionalità . Solo la paura e l’angoscia riuscirono a farle gridare: “Fuori! Fuori tutte!”.

Con un salto si trovò nel salotto. Si voltò e vide solo una delle due ragazze; in un attimo, si affacciava di nuovo alla porta della cucina per vedere solo sangue, sangue e quel mostro pazzo, quel demoniaco parto della follia  che stava bruciando carne sul fuoco della cucina a gas, carne umana ed urlava completamente assorbita da quella furia.

Da un angolo del cervello un piccolo lume cominciò ad attirare la sua attenzione. Coi primi sprazzi di lucidità si costrinse a chiudere la porta, piano, e a voltarsi. La ragazza lì con lei era sconvolta, sotto shock: gli occhi spalancati non vedevano più nulla, i fotogrammi catturati prima continuavano a passare nella sua mente avanti e indietro , disordinati. Cercò di parlarle: “Senti, devi reagire. Per favore, corri fuori, corri. Chiama qualcuno. Devo andare a cercare Mad. Avrà paura. Ti prego, riprenditi”.

Intanto la guida verso l’uscio, quasi tirandola, ma si rese conto che non poteva farle fare nulla.

 “Vado di là”, disse, “vado a telefonare alla polizia e torno”.

Mad, doveva trovare Mad. Entrò nella stanza del lettino, il fatto che il cadavere non ci fosse più non aveva senso. Mad era sparita, doveva essere salva, doveva! Non si accorse del piede con la scarpa da ginnastica che spuntava dal bussolotto buio.

Tornò in salotto dalla ragazza che si era ormai accasciata su una poltrona come una bambola rotta. Le si accucciò vicino cercando di capire cosa fare; ecco non aveva neanche tentato di telefonare.

Aveva una strana calma dentro, una calma ormai impossibile; si accorse che da qualche secondo c’era silenzio. Alzò gli occhi verso la cucina proprio nel momento in cui la porta si apriva.

Il sangue, a tratti ormai coagulato, chiazza va il corpo nudo ansante e quel viso stravolto la fissava con occhi strani. Lì sul pavimento, impotente ed indifesa, lasciò uscire dalle labbra con un fiato: ”Perché, Dio mio?! Ma perché?”.

Lo sguardo posato su di lei sembrò metterla fuoco ed uno strano suono, una voce che sembrava quasi uscire dal petto di quell’essere cominciò a parlare prima in modo eccitato, confuso, poi più chiaro.

Descriveva immagini terribili , cruente , oscene. Parlava di donne, uomini, bambini devastarti: un turbine di descrizione apocalittiche le vorticavano davanti agli occhi. Aveva odore di sangue nel naso e la gola le bruciava per il fumo. Puzza di carne bruciata.

Raccontava, raccontava e si calmava , no: si spegneva piano. La pelle del volto si stavo incollando al teschio, sempre più livida, marcia ed in pochi minuti imputridì e si consumò fino a scoprire lo scheletro bianco che cadde sparso sul tappeto come dei fiammiferi dalla scatola .

La malinconica foschia fuori era sempre la stessa e quella non luce filtrava attraverso il vetro del salotto dove lei era in piedi. 

 Non sapeva quanto tempo fosse passato: ore, giorni, una vita intera ed ancora quella morsa le schiacciava il cuore, lo stomaco.

Nel cervello, quella voce cattiva le parlava: “Piangi, lavati la coscienza tu che puoi; piangi Mad, ipocrita! Tanto tua sorella è morta: lei è schiacciata, soffocata da metri di terra umida là sulla collina. Mentre tu sei qui, schifosa, a piangere solo perché sei viva e ne godi!

Continuava a ripeterle frasi sadiche cui lei non voleva ,non poteva sottrarsi perché quella voce sporca era la sua.

13 Marzo 1998

Tutore

longilineo Ninfo bruno

seduto su quello scoglio nel mare d’erba

si alza e mi prende per mano.

14 Marzo 1998

Ho sognato Niki.

Fremiti percorrono la pelle tesa

tra le costole, fra le anche

sensazioni interrotte da un risveglio prudente.

15 Marzo 1998

L’ostetrica le dice di spingere e lei non vuole, ma non può farne a meno e cede alla violenza e spinge  e sente il suo bambino uscire dal grembo. E’ piccolo e lei mi afferra la mano e la stringe forte  e mi chiede con gli occhi di non farle vivere quell’assassinio. Lei non può esserne cosciente, per la sua salvezza: il bambino è vivo, perfetto, ma troppo, ancora troppo piccolo per essere tirato fuori. Dio quegli occhi che non possono guardare (!), stanno annegando nel dolore e possono solo aggrapparsi ai miei .

Mi odio e mi odierò di più la prossima volta perché so che non potrò di nuovo farne a meno e, attraverso i miei sensi, il mio corpo rivivrà nella carne e nel cervello, nell’animala sofferenza e nessuno, non quella donna, nessuno sarà mai aiutato da questo mio dolore.

Poi in un singhiozzo mi chiede cos’è. “Maschio”, le rispondo e lei mi stringe la mano e me la grafia isterica, senza rendersene conto per tanto, così tanto tempo.

Oh Dio, così tanto tempo!

 30 Marzo 1998

Posso spostare il mondo

Non mi chiederò nulla,

non posso, non voglio,

ma solo perché

non si può sapere più di così.

Posso solo crescere e crescere.

E lui, lui viene da lontano ed è un cercatore

ed è bello come il sole

e trasforma i sogni in gradini su cui sale e

trascina chi ha intorno.

Il vissuto non l'ha sporcato.

5 Maggio 1998

Ho urla di gioia e luce nel cuore che straripano da questa crosta nera che mi pareva ormai perdutamente secca e sterile, lame di fuoco potenti, pure! Strepitosamente inarginabili, appena cavalcabili: riesco a fatica ad ordinarle, incanalarle con ferrea volontà razionale che da lontano è confusa con voce di mamma e mi ripete instancabile: “Prudenza!”

21 Maggio 1998

Luce, ricerca di pace

così inutile sofferenza

consapevole

di serenità e forza nell’anima

da troppo tempo nascosta

Chi sa dove?


Lascio cadere lenta la sera

fra le dita.

24 Agosto 1998

Scricchiolii di carta

stropicciata mi invadono

la testa. Rumori fastidiosi,

insistenti, ansiosi.

 

Scorrono lacrime sul viso del mondo, colorata crosta di dolori.

Pulire,

pulire.

Voglio soltanto lavare via tutto.

25 Agosto 1998

Qui è la pace del grande uomo:

nell’insofferente consapevolezza dei Santi.

5 Settembe 1998

Camargue 1998

Nel caotico frastuono, vedo chiaro in stagni a volte luminosi, spesso così disperatamente opachi, solo diffidenza, tanta solitudine.

Sogni e speranze coperti da quintali di paura che puzza.

Ogni tempo che passa, l’odore acre pesante cresce ed il mondo è sempre più colorato, sintetico, stordisce. C’è sempre più desiderio, più bramosia, più potere, meno libertà.


È scomparso sottovoce

qualcuno un giorno per caso

reinventerà il sussurrato ,

spero presto.

E si potrà di nuovo scoprire la sorpresa di un urlo nel silenzio.

12 Ottobre 1998

Lo giro, lo rigiro

Il mio sguardo entra intimo e chiedo perché.

Tra le dita l’anello d’oro è prepotente in tutto il suo giallo come se aspettasse, potente perché sa.

“ E’ un antico bottone sardo”

La mia mente ripete per non sentire l’angoscia di quel gioiello il dito e della pretesa cui è legato.

Pretesa, promessa, Ci guardo attraverso e non vedo altro che la carne, la mia pelle.

16 Dicembre 1998

Torino 1998

Finte angosce malate cercano di rapire la mia anima ora, ancora così fragile. Sto cercando la pace nel modo più difficile: musiche di voci calde si confondo nel rosso crepitio della legna. Lingue di fuoco delicato, sempre diverse, mi raggiungono il cuore ed il cervello così bombardato da volti, sguardi, lamenti. 

Non ho il diritto di essere infelice, non ne sono capace. Solo, quando soffro ho la tentazione di lasciarmi andare lontano, lontano, lontano, lontano.

Fragile scivolo via, ma da quel punto ancorata mi osservo stupita di come possa spostarmi e sono stanca, sono sempre più stanca di dover tornare e più aspetto, più sarà faticoso.

Questa volta quella corrente pigra e viscida non mi trascinerà.

28 Dicembre 1998

Non sa che quel pezzo

di cuore l’avevo chiuso stretto,

stretto ed in un soffio

me lo libera, esplode

nella sua patente fierezza

e grida di godimento!


E rivedo nelle mani bianche, tendine e delicate di quel giovane amico, il miraggio del sogno lontano che mi accoglie caldo, forte, sereno nelle carezze di un bimbo curioso.

29 Dicembre 1998

Ho dolore e rumore dentro non lo inseguo, ma mi sta appiccicato come una colla viscida, densa, sporca. E' quest’uomo; è ancora un mondo che può squarciarmi come nulla prima.  Dov’è la mia potenza? Consumata nello sforzo disperato di rimanere aggrappata a qualcosa di così sfuggente come il tempo, la vita.

25 gennaio 1999

 Ho conosciuto il dolore, il male.

Non so che nome abbia ha, 

ma so che ha la faccia

del mio nemico,

per sempre.    

27 Marzo 1999

Ho visto

il sole riempirsi di vino rosso

ed addormentarsi sulla collina per un istante;

uomini col cuore d bimbo, incapaci

di comprendere la loro intuizione,

distruggersi lenti e determinati.

 

Ho visto il mare ed il vento,

la gioia di esserci in giovani corpi danzanti;

ho visto la vita e la morte, tenendosi per mano,

fare una libagione alla libertà;

i miei occhi spaventati chiedere aiuto

ad orecchie troppo piene delle proprie voci.

Ho visto l’infinito diventare piccolo piccolo,

un uomo ed un gatto avere l stessa natura e gli stessi colori.

 

Ho visto

Quasi tutte le stelle del cielo venire giù  ed in ginocchio

fare una processione per pregare il dio pagano dei miracoli;

il mio bimbo non nato stare in braccio

al suo bisnonno sorridendo felice in attesa.

Vedrò. 

16 Agosto 1999

Grecia agosto 1999

Dal cielo lacrimano

stelle

sui desideri del mondo

18 Agosto 1999

Finalmente la mia vita sta rallentando. Non è che vada proprio piano, ma comincio ad essere tutta insieme dove sono, consapevole e non solo trascinata dal motore che mi romba dentro . Voglio essere me, mi piace! Ma esserlo così tanto da non avere più paura di nessuno !